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Il Morbo del Trolley o del Fotografo Gobbo

24 novembre 2011 Lascia un commento

Ultimo atto e conseguenza naturale della Sindrome da Kit Fotografico è il Morbo del Trolley (conosciuto erroneamente anche come “del Fotografo Gobbo”).
Il fotografo, una volta dato sfogo all’acquisto incontrollabile dei componenti del suo corredo, si troverà con un numero spropositato di obiettivi e accessori da portare a spasso ogni volta che decide di uscire per far fotografie.
A seconda del livello cronico a cui si è stabilizzata la SdKF, e quindi del volume di materiale da spostare, il fotografo acquisterà una o più borse delle più svariate forme e dimensioni.
Il  Morbo del Trolley ha diverse forme:

  • lieve: la borsa contiene un corpo macchina, due obiettivi, un flash e qualche filtro
  • media (o “dello zoppo”): come la forma lieve ma il fotografo ha anche una cintura a cui attacca alcune custodie di obiettivi. Il fotografo comincia ad avere una camminata sguercia a causa del peso non bilanciato. Nelle forme più gravi il fotografo comincia a girare su se stesso
  • cronica: la borsa è sostituita da uno zaino di medie dimensioni, a cui non può accedere facilmente, ma deve fermarsi, posare lo zaino per terra e cercare la macchina
  • cronica digitale (o “del Gobbo”): lo zaino è grande e contiene anche un pc portatile e i suoi accessori
  • acuta: come la cronica digitale ma il fotografo porta con se almeno due corpi macchina più tutto il resto
  • irreversibile (“del Trolley”): il fotografo gira col trolley stracarico. Ansel Adams ne soffriva, non siete da soli!

Al momento non sono conosciute terapie efficaci se non lo shock da “perdita di momento fatato” (il fotografo non riesce a trovare la macchina fotografica nel momento del bisogno) o terapie di supporto familiare (da imprecazioni varie).

Se non siete Ansel Adams non vi serve portarvi dietro tutto.
Fate lo sforzo almeno una volta di decidere prima il/i soggetti da fotografare, i messaggi che volete comunicare e scegliete una lente sola.
Cambiate la vostra prospettiva! Non siate schiavi degli oggetti, ma fate sì che gli oggetti siano vostri strumenti per vedere e far vedere agli altri.