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Usato garantito: storia di calottine e del non saperla lunga
Settimana scorsa ho portato a riparare la Nikon FE2 che ha improvvisamente deciso di non scattare più.
La leva non avanzava, le tendine non si muovevano e lo specchio era imbambolato. Cambiata la batteria e lanciato un paio di imprecazioni non replicabili sul blog, l’ho portata dal riparatore di UnionFotomarket.
Il tipo la guarda con aria tra lo storto e il sornione e mi fa “ma questa qui ha mai funzionato?”.
Io perplesso “certo, una decina di rullini li ho fatti”.
Lui “no perchè vedi qua la calottina, è schiacciata. Questa è caduta dall’alto e s’è piegata. Vedi qui?”.
Io sgrano gli occhi, riprendo in mano la macchina. La guardo bene da vicino ed effettivamente è schiacciata.
Due anni che ce l’ho e non me ne sono mai accorto.
Perchè questo discorso? Perchè alla fine c’è sempre qualcuno più esperto e qualcuno che ne sa di più.
Quando acquistate usato, fatevi sempre consigliare o chiedete un secondo parere. Quattro occhi sono sempre meglio di due, soprattutto se smaniate di fare vostra quella vecchia macchinetta che inseguite da tempo.
Il medio formato, amico del fotografo evoluto
Il medio formato, questo quasi sconosciuto.
Eppure è il formato che, al costo di un leggero aumento di peso, unisce la portabilità del 35 mm alla qualità di negativi molto grandi, quindi con altissima definizione e qualità.
I più diffusi sono il 6×4,5, due volte e mezzo l’area del 35mm classico e il 6×7, addirittura 4 volte la superficie di un rullino normale.
Il 6×6 (che personalmente utilizzo ed adoro) è meno utilizzato (il quadrato fa paura) e costringe a pensare alla fotografia in modo molto diverso da quanto siamo abituati a fare normalmente. La TV, il cinema, lo schermo del PC, il tablet, il cellulare, anche il forno a microonde sono in un formato rettangolare.
Il 6×9 è per estremisti del panorama. Quasi introvabile a prezzi umani, è dedicato pressochè solo alla fotografia di architettura.
Perchè dico che il medio formato è amico del fotografo evoluto?
Perchè le macchine sono semplici da utilizzare, se non più semplici delle 35mm
Perchè la qualità del negativo è altissima, la facilità e qualità di scansione altrettanto.
Perchè il costo è tutto sommato contenuto. Una Nikon FE2 in buono stato costa come o più di una Yashicamat 124G (6×6).
Perchè il costo operativo è molto simile a quello di una 35mm. Lo sviluppo è identico, solo i rullini costano di più (tra i 2€ e i 3,5€).
La nuova, mostruosa, Nikon D800
Finalmente è arrivata la nuova ammiraglia di casa Nikon. A pochi mesi dall’uscita della D4, che dovrebbe essere la punta di diamante dei giapponesi di Nikon, se ne escono con questo nuovo mostro da 36Mp. Praticamente il sensore di una medio formato in una 35mm.
Ne andranno pazzi i fotografi di matrimoni e chi scatta di notte.
Raccolgo qua alcuni link con preview/review.
- Ars Technica (da cui ho tratto l’immagine)
- Ken Rockwell
- Engadget
- Sandro Esposito
- Dpreview
Quale formato fotografico scegliere
La questione del formato è nata con le prime tecniche fotografiche. Subito dopo i primi tentativi di Daguerre e le innovazioni di Fox Talbot ognuno si lanciò a definire il proprio formato.
Chi privilegiava la trasportabilità, chi aveva bisogno di enorme risoluzione, ecc, e questo continua anche ai giorni nostri.
Col digitale non ci sono dubbi: il 95% dei fotografi hanno una bella reflex con il sensore half frame. Il full frame costa, come minimo, 1800€. Il medio formato almeno 6-7000€. Il grande formato sta solo sui satelliti spia.
Con la pellicola invece, a prezzi contenuti, il fotografo può decidere più facilmente il formato da utilizzare.
Con 100€ ci si può fare un kit minimissimo 35mm con una Olympus o una Yashica.
Con 200€ si fa il salto sul medio formato (di solito TLR giapponesi).
Con 400€ si trova qualche vecchia field camera per scattare in grande formato.
La domanda da porsi prima di acquistare una macchina fotografica, come sempre, è che diavolo ci voglio fare.
La premessa è e rimane che il formato non influisce sulla qualità delle vostre fotografie.
Provo comunque a descrivere i pro e i contro dei vari formati.
35mm
Pro
- estremamente portabile e trasportabile. Un kit con 3 lenti difficilmente pesa più di due kg.
- poco costosa, estremamente disponibile, sia di macchine, che di pezzi di ricambio che di tipologie di rullini
- estremamente diffusa la possibilità di sviluppo (se vai in Tanzania qualcuno lo trovi)
- estremamente documentata online
- molto semplice lo sviluppo a casa del B/N
- qualità di stampa molto buona fino ad ingrandimenti 50×70
- a parte per i notturni si scatta sempre a mano libera
Contro
- la scansione della pellicola 35mm non da risultati eccellenti
Medio Formato
Pro
- abbastanza portatile e trasportabile. Rispetto al 35 mm le macchine sono più grandi ma il numero di obiettivi è molto ridotto (di solito sono 3 per kit, un 50, un 80 e un 150)
- qualità di stampa elevata, anche per ingrandimenti di grandi dimensioni
- qualità di scansione molto buona
- si scatta a mano libera tranne i notturni
- molto semplice lo sviluppo a casa del B/N
Contro
- poco disponibile sul mercato. Il nuovo ha costi alti, l’usato si trova a prezzi abbordabili
- poco disponibili sul mercato rullini, obiettivi e pezzi di ricambio. Online ci si salva ancora
- poco diffusa la possibilità di sviluppo professionale (rari casi e con risultati discordanti)
Grande formato
Pro
- qualità dei negativi eccellente
- facilità di scansione
- qualità della stampa eccezionale, fino a dimensioni gigantesche (Gursky ad esempio stampa fotografie a dimensioni murali)
- è il formato dei fotografi con le palle
Contro
- poco disponibile sul mercato. Il nuovo si trova a prezzi irraggiungibili. L’usato è abbastanza fattibile ma non in perfette condizioni
- poco se non per niente disponibili sul mercato le pellicole piane
- poco disponibili pezzi di ricambio e obiettivi (la cui conservazione, data anche l’età, lascia molto a desiderare)
- poco diffusa la possibilità di sviluppo professionale
- lo sviluppo a casa è fattibile con alcuni accorgimenti
- si scatta sempre con il cavalletto, per il peso della macchina e per gli obiettivi poco luminosi
- peso complessivo elevato, quindi poco trasportabile
Usato garantito? Come controllare e scegliere una macchina fotografica usata
La scelta del tipo di macchina fotografica a pellicola è una questione molto personale e relativa al tipo di approcio che vogliamo dare al nostro fotograre:
- se viaggiare leggeri o pesanti
- il tipo di macchina reflex/telemetro/TLR
- il formato piccolo/medio/grande
- il costo del corpo e delle lenti da associare (il corpo è importante, ma è meglio investire sulle lenti, ricordate)
- la disponibilità di pezzi di ricambio e di persone che sappiano aggiustare o fare manutenzione su quanto state per acquistare.
Attenzione che alcuni formati di pellicola non sono più prodotti, quindi non comprate macchine “morte”!
Qui descrivo i controlli per le reflex, che si applicano al 95% anche alle telemetro. Per le grandi formato il discorso è un po’ diverso, se vi serve fatemi un cenno.
Il corpo è essenzialmente identico ad una digitale ed è composto da:
- chassis (il corpo in sè) di metallo, plastica, cuoio o mix
- leva di avanzamento
- bottone di scatto (e fuoco se la macchina lo prevede)
- bottoni o leve per l’aggancio e sgancio dell’obiettivo
- rotelle e meccanismi per regolare i tempi, diaframmi, sovra e sotto esposizione, ISO pellicola, ecc
- mirino e correttore di diottrie
- luci e segnalazioni interne al mirino
- pentaprisma (per le reflex) e telemetro (per le telemetro appunto)
- specchio
- tendina
- binari porta pellicola
- rocchetti porta negativo
- sportello posteriore
- motorino di avanzamento e riavvolgimento pellicola (se presente)
- vano batteria
- esposimetro
- meccanismi di trasmissione all’obiettivo (fuoco, diaframmi, ecc) e contatti elettrici
1- la prima cosa da guardare è la pulizia generale della macchina: è un indice di come è stata usata e conservata una volta che il precedente proprietario è passato ad altro.
- verificate che sia pulita, non ci deve essere polvere o macchie di grasso/unto,
- l’eventuale “appannamento” delle plastiche e del metallo del corpo è abbastanza normale più la macchina è vecchia, ma non deve essere dovuta a scarsa pulizia
- l’ossidazione evidente dei metalli è un cattivissimo segnale (o buono per avere un mega sconto); parti metalliche ricoperte da incrostazioni di colore arancio, verde, azzurro e bianco indicano che il metallo è stato aggredito in modo “violento” e profondo. Se può essere abbastanza ininfluente sulle parti fisse, sulle parti mobili (le molle ad esempio) e sui contatti elettrici signifoca che la macchina non funziona o in brevissimo tempo si romperà. Statene alla larga
- la fioritura sul metallo è un fenomeno normale e si manifesta con bollicine, piccole screpolature sul metallo esterno. E’ ininfluente sul funzionamento ma abbassa il prezzo, visto che esteticamente non è bellissimo
- cuoio rovinato, scollato o con bollicine: di solito non influisce sul funzionamento ma costituisce un ottima leva per avere uno sconto
- controllate la presenza di graffi o punti evidenti di rottura/caduta. I graffi non dovrebbero influire sul funzionamento, mentre evidenti segni di caduta (rientranze, gobbette, ecc) sono un campanello di allarme. Le vecchie care macchine analogiche sono pezzi di meccanica molto precisa, colpi secchi possono rovinarle definitivamente
- controllate infine che ci sia tutto, cioè non siano partiti bottoni e bottoncini, levette varie ecc. Più la macchina è vecchia più è probabile che alcune parti si siano staccate
2- leva di avanzamento: il particolare che più distingue un’analogica da una digitale è la leva o rotella (a seconda del modello) di avanzamento del rullino.
Il movimento porta avanti il rullo di un frame e carica con un meccanismo a molla la tendina (se la macchina ne ha una).
Il meccanismo normalmente attiva anche il bottone di scatto.
Controllate quindi che il movimento sia fluido, non si deve fare troppo sforzo, e che si attivi il tasto di scatto. Controllate poi, con il retro aperto, che girando la leva si muova anche il rocchetto (in inglese take up spool)
3- il bottone di scatto è una delle parti che più si utilizzano e quindi più soggette ad usura. Se di metallo controllate bene che non sia ossidato. Provate lo scatto più volte. Se la macchina ha il motore di avanzamento potrebbe avere anche una funzionalità di scatto a raffica. Alcune macchine hanno meccanismi di blocco del dry-fire (scatto a secco, senza pellicola) ma in generale dovreste sentire il classico “click” dello specchio che si alza e della tendina che si muove. Per sicurezza buttateci dentro un rullino e provate. Per le macchine che hanno l’otturatore sul piano focale (la tendina) potete provare a verificare che i tempi di scatto siano vagamente coerenti. E’ una questione di esperienza ed è meglio affidarsi ad un riparatore per mettere a posto questa parte. Indicativamente però se settate i tempi a 1/100 e lo scatto è di un secondo, c’è un problema meccanico
4- aggancio e sgancio obbiettivo sono sbloccati da leve o tastini. Verificate che non siano ossidati, che il movimento sia fluido e senza sforzi e ovviamente che l’obiettivo salga facilmente
5- rotelle e meccanismi vari di controllo dell’esposizione (tempi, diaframmi, ISO, sovra/sotto esp, ecc): altro che menù di scelta delle nostre fiammanti digitali! Qua è tutto a portata di mano e di rotella! Verificate che le varie rotelle/levette si muovano con facilità, senza sforzi. Molte hanno dei bottoncini di blocco per evitare errori di esposizione. Verificate che anche questi funzionino correttamente. Spesso sotto o tra le rotelle si annida ossidazione e sporco. Non è difficile individuarlo e anche ad un controllo superficiale si vede. Sfortunatamente il complesso funzionamento di queste rotelle e levette può essere confermato solo scattando delle fotografie, sviluppando e verificando il risultato.
6- mirino: deve essere pulito, possibilmente non graffiato e non appannato. Le reflex “vedono” attraverso l’obiettivo (TTL – Through-the-lens) mentre le telemetro vedono direttamente l’inquadratura.
Alcune macchine più evolute hanno un correttore di diottrie per chi ha problemi di vista. Si tratta di verificare se la rotellina/levetta funziona
7- segnalazioni nel mirino: nel 90% delle macchine analogiche nel mirino si vedranno, oltre alla nostra inquadratura, anche alcune informazioni o segnalazioni rispetto a come è impostata la macchina, all’esposizione, ecc. A seconda del modello potrebbe essere tutto meccanico, come alimentato da una batteria. Qui vi rimando ai manuali delle singole macchine. Se sono a batteria comunque, dovrebbe accendersi qualche lucetta (lo so, non son preciso e me ne rammarico)
8- pentaprisma e telemetro: il pentaprisma è ciò che distingue una reflex dalle altre macchine fotografiche (reflex perchè lo specchio riflette nel pentaprisma che a sua volta raddrizza l’immagine nel mirino).
Difficilmente lo toccherete mai con mano; sta di fatto che se è sporco o c’è polvere, nel mirino e sull’inquadratura vedrete delle belle macchioline. Normalmente non influiscono sulla fotografia finale, ma sono una rottura di scatole. Se lo sporco è leggero e presente solo nella parte inferiore che sporge verso lo specchio dovrebbe essere sufficiente pulire con un panno in microfibra o con un getto d’aria. Nell’immagine sotto vedete specchio (in basso) e la prima faccia del prisma, quella che potete pulire con molta delicatezza.
Se lo sporco è passato da altre parti o è molto evidente, beh, dovete farla smontare.
Quasi tutte le reflex moderne usano il pentaprisma anche per la valutazione dell’esposizione e se la luce arriva filtrata perchè sporco, l’esposizione sarà una ciofeca. Valutate bene se il costo vale la pena.
Immagine presa da qui.
Il telemetro invece è un meccanismo a specchi composto da due/tre finestrelle che raccolgono l’immagine, sovrappongono informazioni, effettuano in alcuni casi la lettura dell’esposizione e sostituiscono di fatto il pentaprisma. Le finestrelle devono essere pulite, non graffiate o rotte. L’immagine trasmessa (nel 99% dei casi è diretta nel mirino, non passa dall’obiettivo) deve essere pulita e ben contrastata. Lenti “sporche” o rovinate influiscono sull’esposizione
9- lo specchio serve a trasmettere l’immagine dalla lente al mirino. Con il pentaprisma costituisce il cuore della reflex. Lo specchio deve essere pulito e non graffiato. Anche se ininfluente sullo scatto finale, potrebbe leggermente influire sull’esposizione se trasmette meno luce del dovuto. Lo specchio è montato su un meccanismo a sollevamento. Una volta premuto a fondo il tasto di scatto lo specchio si alza pochi millisecondi prima che l’otturatore nella lente o la tendina facciano passare la giusta dose di luce. E’ ovviamente un meccanismo essenziale al funzionamento della macchina. Non con tutte è possibile vederlo in azione senza lente montata.
Il meccanismo viene attivato dalla leva di caricamento del rullino o dal motorino, se presente.
Indicativamente, schiacciando il pulsante di scatto dovreste vedere lo specchio che salta su e la tendina dietro che si muove. In questo caso il movimento deve essere secco e deciso. Uno specchio lento indica il meccanismo probabilmente rotto.
Immagine presa da qui, che ringrazio.
10- la tendina posteriore è il meccanismo che applica al negativo il tempo di posa (che abbiamo impostato o che la macchina ha calcolato), aprendosi e chiudendosi.
Ci sono molti tipi di meccanismi e di tendine. Tutte sono molto delicate e non bisogna mai e dico MAI toccarle con le dita o con il negativo. Per muoversi ad 1/4000 di secondo, devono essere perfettamente allineate, pulite e “ingrassate”. Non cercate mai di pulirle! Devono essere verificate e manutenute solo da un riparatore esperto.
Una tendina non funzionante perfettamente comporta immagini sovra/sotto esposte, rullini interi bruciati, immagini parziali, ecc ecc, il peggio insomma.
Verificate che la tendina si muova schiacciando il bottone di scatto. Il meccanismo deve essere scattante e non rallentato. Una tendina con delle striature o con il metallo esposto (di solito è tutto pitturato di nero) indica che la tendina non tiene bene e sta sfregando da qualche parte. E’ un bruttissimo segno. Probabilmente la tendina è stata maneggiata male o la macchina è caduta. Riparare la tendina costa, mediamente, più di una reflex come la Nikon FE2. Valutate bene se acquistarla o meno.
11- binari o slitta portapellicola: sono normalmente di metallo e servono a far scorrere il negativo in modo fluido quando viene fatto avanzare. Diffidate da binari rovinati o ossidati. Graffiano il rullino e poi possono provocare perdite di luce, esponendo il negativo e rovinandolo. Lo stato dei binari è uno dei segnali più chiari di quanto sia stata usata la macchina fotografica che state controllando.
12- rocchetti porta negativo: il rocchetto principale è quello più a destra nell’immagine sotto-riportata ed ha il compito di avvolgere il rullino man mano che si scatta. L’avvolgimento viene fatto scatto dopo scatto con la levetta di caricamento. Il rocchetto vicino serve invece per facilitare il primo inserimento della pellicola. A sinistra invece c’è l’alloggiamento del rullino. Verificate che i meccanismi si muovano fluidamente, che siano puliti e non ossidati (anche se di solito sono di plastica). La cosa migliore sarebbe provare un rullino e vedere se si avvolge tutto senza strattoni e pieghe e se il meccanismo di riavvolgimento (a mano o motorizzato) funziona correttamente. Normalmente il rocchetto di sinistra e di destra hanno dei bottoncini di sblocco per permettere il riavvolgimento. Verificate che funzionino.
13- sportello posteriore: è la porta d’accesso al rullino. Ha quasi sempre un sistema di bloccaggio per evitare di aprirlo a rullino non completato o non riavvolto. Deve essere pulito e deve aprirsi con facilità. Controllate che i cardini non siano troppo ossidati o rovinati. Spesso al suo interno ha una piastrina di metallo o plastica che serve a “schiacciare” il negativo contro i binari per tenerlo perfettamente piatto. Verificate che non sia troppo graffiato o usurato, in quanto potrebbe rovinare il negativo graffiandolo o, peggio, non tenerlo ben piatto.
14- motorino di avanzamento/riavvolgimento pellicola: presente solo nei modelli più “moderni” si può testare solo se sono presenti le batterie e con un rullino dentro. Se la macchina ha il motorino è obbligatorio sacrificare un rullino, altrimenti la sorpresa potrebbe essere molto brutta. Se il motore è morto la macchina è da buttare perchè non ci sarà la leva di caricamento a sopperire.
15- vano batteria: sul lato o nel fondo della macchina fotografica c’è il vano batteria. Qui vanno inserire le batterie (wow che deduzione fenomenale) del voltaggio giusto (questa sì che invece è importante, perchè un voltaggio sbagliato sballa l’esposimetro). Verificate a fondo questa parte. Non deve essere ossidato/bloccato il tappino e soprattutto l’interno deve essere assolutamente privo di ossidazioni.
Se i contatti interni sono ossidati possono anche essere ripuliti ma possono indicare che l’ossidazione è penetrata più a fondo nella macchina, magari compromettendo altre parti non così facilmente visibili. Tendenzialmente scarterei una macchina con contatti ossidati
16- esposimetro: che utilizziate una reflex o una telemetro, probabilmente la vostra macchina monterà questo meccanismo utilissimo. E’ alimentato a batteria, quindi assicuratevi che ci siano batterie nuove e del voltaggio giusto. Poi nel mirino, inquadrando un soggetto ben illuminato, dovreste vedere qualche tipo di segnalazione cambiare: asticelle, numeri, luci varie, scale…ogni modello ha il suo tipo diverso e non tutti si attivano senza premere il pulsante di scatto o senza un rullino caricato. Se è tutto morto, cambiate le batterie. Anche qua vale la regola che è meglio avere il libretto di istruzioni prima di controllarlo, per essere sicuri di quello che bisogna guardare.
Il fatto che l’esposimetro dia segni di vita non indica però che questo sia calibrato correttamente. Potete farvi un’idea provando a ripetere l’esposizione con una digitale, inquadrando lo stesso soggetto in modalità spot. Le letture dovrebbero coincidere o avvicinarsi. Investire in una revisione/calibrazione dell’esposimetro è una spesa abbastanza sostenuta ma se ci dovete lavorare molto è meglio farla
17- meccanismi di trasmissione all’obiettivo e contatti elettrici: stanno nella parte frontale e comprendono il motore dell’autofocus (testabile solo con le batterie) ed eventuali altre leve e levette (come quella del controllo del diaframma). Controllate che sia tutto pulito e non ossidato. Le leve devono scattare (sono mosse con delle molle). Se sono presenti contatti elettrici anche questi devono essere ben puliti. Ossidazione in questi punti comportano problemi con l’obiettivo e l’esposizione.
Anche questa volta sono stato molto prolisso e ripetitivo, me ne scuso. Probabilmente ho dimenticato dei pezzi che aggiungerò man mano.
Buon divertimento
Mostra-evento FOTOGRAFICA11 – la settimana Canon della Fotografia
Mega evento di 5 giorni sponsorizzato da Canon a Milano, per avvicinare sempre più persone alla fotografia digitale.
Fino al 4 dicembre, mostre, incontri con fotografi italiani (non solo digitali, uno su tutti Berengo Gardin) e ingresso libero.
A Milano – LA TORNERIA Via Tortona, 32
Orari: 30 novembre 1-2 dicembre h. 18.00-22.00 / 3-4 dicembre h. 10.00-22.00
Qui trovate i calendari degli incontri, molto molto ricco: 2 dicembre, 3 dicembre e 4 dicembre.
Ci sono anche molte mostre, di cui riporto i titoli per farvi venire un po’ d’acquolina:
- CliCiak – Fotografia e Cinema
- Espressioni di stile sul tema della bandiera italiana – Camera della Moda
- Freakers
- Haiti negli occhi
- La ferrovia transappenninica: il viaggio, i territori, la gente.
- L’isola di vista
- La Vespa e il cinema
- L`occhio del cinema e il piacere del cibo
- Un giorno nella vita dell’Italia – il nostro Paese ritratto nello stesso momento da 86 fotografi
Se siete a Milano per il weekend fateci un salto.
Usato garantito? Come controllare e scegliere un obiettivo usato
Costruendosi un kit minimo di “lavoro” fotografico con una reflex (e più in generale con le macchine fotografiche con obiettivi intercambiabili), la scelta di un obiettivo usato può essere una necessità economica o una ricerca di un oggetto specifico, per precisi fini fotografici.
Non starò qua a discutere di come debba essere composto un kit (o se debba esistere un kit) e quali obiettivi siano meglio di altri, mi limiterò a dare suggerimenti per la scelta migliore quando si sta guardando e contrattando un oggetto usato.
Un obiettivo è composto mediamente da:
- lenti (anteriore, posteriore, interne)
- barilotto, il contenitore delle lenti
- meccanismo per la messa a fuoco
- meccanismo per la gestione dei diaframmi
- meccanismo di zoom (elicoidale o a pompa)
- contatti elettrici
- porta filtri anteriore e posteriore
- bottoni vari (blocco zoom, focus manuale o automatico, ecc)
- tappo anteriore e posteriore
1- la prima cosa da guardare è la pulizia generale dell’obiettivo, non tanto perchè influisce sul funzionamento, quanto perchè è un indice di come sia stato trattato.
2- si passa alle lenti: queste devono essere pulite, senza aloni colorati, senza graffi evidenti, non devono ballare o muoversi, non devono avere segni di incollature dove si congiungono con il barilotto.
Le lenti frontali spesso sono composte da più “strati” di lenti incollate tra di loro con chimici speciali. Controllate quindi che non siano scollate o siano presenti bollicine d’aria.
Le lenti interne sono difficilmente controllabili ma con una torcia anche piccola è possibile illuminare l’interno dell’obiettivo per vedere se ci sono problemi.
Lenti molto vecchie o tenute male possono presentarsi opache perchè con il tempo le protezioni antiriflesso sono state tolte per pulizie negligenti o, peggio, sono cresciuti funghi all’interno.
Lenti opache sono difficili da recuperare. Se avete la possibilità saltatele.
La presenza di piccoli puntini di polvere è normale negli zoom e di solito ininfluente sul risultato finale. Controllate comunque.
Buone lenti trasmettono bene la luce, ovviamente, quindi puntando la torcetta in una delle lenti anteriori o posteriori dovrete vedere dall’altra parte la luce ben contrastata e non attenuata.
3- il barilotto, al di là di essere pulito deve essere in buono stato. Se di metallo controllate che non sia graffiato o peggio che abbia segni di cadute (metallo piegato e curvato in forme strane). Una caduta provoca quasi sempre danni, magari non subito, ma sul lungo termine si faranno sentire.
Un discorso a parte vale per ottiche molto vecchie completamente in metallo non smaltato. Alcuni metalli possono presentare fioriture, cioè piccoli forellini o sollevamento degli strati esterni del metallo.
Normalmente non costituiscono un problema, a meno che non influiscano sui movimenti della lente.
Se il barilotto è in plastica controllate la pulizia e la presenza di graffi. E’ meno facile capire se l’obiettivo è caduto perchè la plastica sopporta meglio shock di questo tipo, ma la presenza di scheggiature non è un buon segno.
Prima di passare ad altro provate a shackerare l’obiettivo vicino all’orecchio. Se la lente è fissa non dovrebbe sentirsi niente. Se è uno zooom un po’ di rumore potrebbe sentirsi: controllate meglio con la torcetta che non ci sia niente tra le lenti.
4- il meccanismo di messa a fuoco più semplice è quello manuale. Sull’obiettivo avremo una ghiera e ruotandola le lenti si muovono. L’unico controllo che possiamo fare è che ghiera e il movimento siano fluidi, che non si debba applicare forza alla ghiera per muoverla e che le lenti (a volte sono solo quelle interne che si muovono) si spostino senza fare rumore e fatica.
Un meccanismo in buono stato deve essere mosso con precisione con un solo dito.
Attenzione a non cadere nell’eccesso opposto, cioè la ghiera e il meccanismo interno non devono più muoversi se non applichiamo pressione con le dita o se muoviamo l’obiettivo. Una ghiera che balla o il meccanismo che si sposta anche di poco al solo movimento dell’obiettivo darà fotografie non a fuoco.
Gli obiettivi autofocus funzionano come i manuali (quindi valgono i medesimi controlli) in più hanno un meccanismo che li connette alla macchina fotografica e al motorino che dice alla lente a che focus posizionarsi.
Quelli più semplici sono composti da una vite che, quando la lente è montata sulla macchina, gira e sostituisce il movimento del dito sulla ghiera. Noi possiamo controllare che muovendo la ghiera anche la vite giri.
I meccanismi più complessi (e più recenti, come gli AF-S di Nikon e gli ultrasonic di Canon) hanno il motorino dell’autofocus interno all’obiettivo quindi non c’è modo di sapere se funziona, a meno di montarlo e provarlo.
5- il diaframma è composto da lamelle di metallo, in numero variabile, che chiudono o aprono il passaggio alla luce. Il meccanismo è controllato da una ghiera numerata. Ruotando la ghiera dovremo vedere che le lamelle si muovono. Il movimento della ghiera deve essere secco ma facile e le lamelle devono fermarsi tutte nello stesso punto, cioè formando un passaggio con una forma geometrica molto precisa.
Una lamella non posizionata bene è indice che il diaframma non funziona bene o che probabilmente l’obiettivo è caduto. Saltate questa lente.
Con la torcia illuminate le lamelle, queste devono essere pulite, non graffiate o con il metallo esposto e non devono essere ingrassate. in questi ultimi due casi è molto probabile che stiano spargendo tra le lenti interne polvere e altre impurità che sul lungo andare rovinano la trasmissione della luce della lente.
Se l’obiettivo ha il diaframma controllabile dalla macchina fotografica avrà sulla ghiera un fermo (un bottoncino o levetta che blocca la ghiera al diaframma più alto) e vicino alla lente posteriore una levettina di metallo. Questa è il meccanismo che permette alla macchina di controllare il diaframma. Controllate che muovendo la levetta si muova anche il diaframma.
La leva è bilanciata da una molla, quindi muovendola e lasciandola il diaframma deve tornare alla posizione originale da sola.
6- lo zoom permette di raggiungere diverse lunghezze focali ruotando una ghiera (elicoidale) o tirando/spingendo il barilotto (a pompa), in modo da allungarlo o accorciarlo.
E’ opportuno controllare che la ghiera si muova facilmente e che lasciata rimanga ferma; allo stesso modo l’obiettivo allungato deve rimanere fermo e non accorciarsi/allungarsi semplicemente mettendolo in verticale. Soprattutto nelle versioni a pompa, c’è il rischio che alcune ottiche messe ad una certa angolazione comincino a muoversi da sole.
Controllate infine che la parte di obiettivo che viene esposta quando si allunga il barilotto siano lisce e pulite e non presentino graffi. Se ci sono graffi è possibile che qualcosa nel meccanismo si sia staccato.
7- le ottiche “recenti” hanno dei contatti metallici (pin) che permettono di trasmettere informazioni tra l’obiettivo e la macchina fotografica, ad esempio per la gestione dei diaframmi.
Controllate che non siano ossidati e opachi. Buoni contatti sono brillanti. Attenzione che un contatto imperfetto pregiudica il buon funzionamento dell’obiettivo ed è un difetto difficile da rilevare.
8- il portafiltri anteriore è di solito costituito da un taglio a vite sul barilotto, davanti alla lente frontale. Verificate che la vite sia in buono stato e integra, altrimenti i filtri non si avviteranno o rimarranno incastrati. Il portafiltri posteriore (abbastanza raro) è invece un piccolo spazio dietro la lente dove si infilano filtri in lamina, bloccati da una molla o un fermo. Nel caso ci fosse, controllerei che il meccanismo di blocco funzioni.
9- a seconda dell’ottica potrebbero essere presenti bottoni e levette, ad esempio per il blocco dei diaframmi o per passare da focus manuale ad automatico. Per questi controlli è quasi sempre necessario montare l’ottica sulla macchina. In mancanza di questa il controllo sarebbe molto superficiale.
10- i tappi anteriori e posteriori sono i più cari amici delle vostre lenti. Dovete averli. Devono essere puliti e ben saldi sulla lente. Non devono cascare per nessun motivo.
Bene, la lezione prolissa è finita, ma vi do un ultimo consiglio: informatevi, informatevi e informatevi.
Andate e comprate.
Nikon FE2
Inauguro questa “rubrica”, dedicata alle macchine analogiche più accessibili come prezzo e reperibilità, con la Nikon FE2.

Nikon FE2
Lanciata nell’83 e uscita di produzione nell’87, è la prima Nikon ad avere il flash sync a 1/250 e tempi fino a 1/4000 di secondo.
Il fuoco è manuale e può montare tutte le ottiche AI fino alla G esclusa.
L’esposimetro è TTl, centro bilanciato.
Prezzo: macchine in buono stato si trovano da 180$. Nel mercato alternativo (piccoli annunci) si trovano anche da 120€.
Recensioni:
- Camerapedia
- Nadir Magazine
- Ken Rockwell
- MIR – con tutti i dettagli sulla gestione della macchina
Manuale: Nikon FE2 Manual