La sindrome da acquisto compulsivo fotografico (gear acquisition syndrome)
Non è uno scherzo. Esiste veramente (prima o poi apparirà nel DSM 5) e se leggi un blog di fotografia probabilmente sei già malato.
Hai anche tu bisogno di acquistare il nuovo flash che si vede anche dalla Luna? E vogliamo parlare del nuovo super obiettivo 28-300 stabilizzato anche per i terremoti peggiori? Che ne dici della Leica M9 o del Nocton 0.95 da cinquemila euro?
E così avanti per ore, giorni, anni, finchè il tuo portafogli sarà prosciugato e le tue fotografie non saranno migliorate per niente.
Perchè io ho solo 10 megapixel e lui 14? Le sue fotografie saranno più belle allora?
Fermati. Rifletti. La tua fotografia a 10 o a 14 megapixel sarà sempre mediocre se non ti concentri sulle cose importanti.
Quello che dovresti veramente comprare, ma non si trova sugli scaffali, sono un’idea, la capacità di visualizzare, comporre e comunicare.
Sono la pazienza e la costanza, la voglia di scoprire e di imparare.
Ma questo non va bene al marketing, che ci bombarda di messaggi per farci credere che la fotografia più bella stia nella nuova macchina, nel nuovo ambitissimo accessorio.
Non funziona così purtroppo.
La fotografia migliore sta nei tuoi occhi e nella tua capacità di sintetizzarla con qualsiasi mezzo tecnico ti permetta poi di comunicarla ad altri. Che sia un iphone, una Kodak Brownie o una Nikon D3s.
Se una fotografia ha qualcosa da trasmettere, lo farà che sia sfocata e granulosa, che sia perfettamente nitida e ripresa da duecento metri, su pellicola o digitale e via discorrendo.
A mio parere questa corsa al nuovo tecnologico è uno spostare e negare la propria responsabilità di fotografi. E’ un dare all’altro meriti e colpe se una fotografia non è bella. E’ il negare che bisogna parlare con se stessi e mettersi in discussione, se quella inquadratura proprio fa schifo e bisogna riprendere la scena da un’altra angolatura, facendo la fatica di alzarsi.
Forse è questo che ci frega; non abbiamo più voglia di far fatica e di ottenere le cose con i nostri sforzi invece che con i soldi. E chi vende ha già vinto la partita.
Il progresso tecnologico dovrebbe essere teso solo a semplificare la vita del fotografo (un esempio su tutti: ditemi quanti menù e voci hanno le impostazioni della vostra fotocamera, poi le confrontiamo alle 4 levette di una Ikoflex IC), non a rubargli tempo e concentrazione.
Anche io ammetto di essere affetto dalla sindrome, ma ogni tanto ci rifletto, e parlarne è già un passo avanti.
🙂