La Sindrome da Scatto Compulsivo
Una volta ho visto mio fratello che scattava delle fotografie ad una statua, eravamo al Passo del Sempione in una splendida giornata di settembre, e sentivo che continuava a scattare a raffica.
Al che gli chiesi come mai usasse quella modalità, visto che la statua non si muoveva.
La risposta fu che era meglio scattarne di più, perchè così c’era più probabilità che almeno una fosse buona.
Ecco questo è il riassunto della Sindrome da Scatto Compulsivo.
I sintomi sono chiari: scatti a raffica quando non serve o scatti 30 foto da angolazioni diverse dello stesso fiorellino di campo.
Ora, è vero che il mezzo digitale te lo permette, ma a questo punto non era meglio fare un video?
E soprattutto, di quelle novecento fotografie che fai ogni volta che esci di casa, cosa ti resta? Quali farai vedere ai tuoi figli/amici/parenti/fidanzata/moglie senza che si suicidino?
La cosa più complicata da fare in fotografia è avere le idee chiare su quale messaggio vogliamo passare con il soggetto che stiamo inquadrando. Le scelte tecniche per ottenere questo risultato ne sono poi una conseguenza.
Anche se il messaggio è fine a se stesso, “guarda quanto è bello questo fiorellino” e non per forza “guarda quanto è bello questo fiorellino in un campo circondato da case in costruzione, simbolo dell’uomo che distrugge l’ambiente”, non c’è bisogno di farne trenta. Ne basta una fatta bene.
Prima di scattare devi immaginarti come vuoi la fotografia, immaginare cosa può suscitare in te e negli altri, e solo dopo focalizzarti sulla realizzazione tecnica.
E’ una fatica immane, credetemi, ma la prossima volta che state per premere il bottone di scatto, fermatevi un secondo e pensate a quello che state facendo e a quante persone salverete la vita.