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Archive for the ‘tecnica’ Category

Sviluppare a casa – parte 3: preparare i rullini

13 marzo 2012 7 commenti

Casa vostra è pronta, i parenti sono informati, i chimici sono lì in attesa sullo scaffale; cosa manca?
I rullini!
Cosa vi serve:

  • il o i rullini (iniziate con uno per far pratica)
  • tank con il tappo (quello ad imbuto a tenuta di luce. Mentre quello a tenuta stagna vi serve quando sviluppate)
  • spirale/i
  • una forbice da carta piccola (con le punte smussate, se no vi bucate, è assicurato)
  • la changing bag
  • un cavatappi (per il 35mm)

Questa è la fase che può dare più complicazioni e risultare noiosa: se la superi anche con tutte le frustrazioni che può dare, sei un vero innamorato della pellicola.
Consiglio vivamente di sacrificare un rullino per provare tuttle le attività sotto descritte 3 o 4 volte senza la changing bag.
Inoltre, la fase di “montaggio” del rullino sulla spirale consiglio di testarla una decina di volte. Le prime due volte provate ad occhi aperti, le altre ad occhi chiusi.
Provate anche ad aprire la spirale quando è già caricato il rullino. Vi aiuterà a gestire i casi di rullino incastrato. Sono situazioni molto noiose, frustranti e spesso si rovina il negativo.
Ricordatevi che quando avrete tutto nella changing bag non potrete riaprirla, se non perdendo tutto il rullino.

Prendete la changing bag e infilateci dentro tutto. Chiudete con la zip e con la chiusura in velcro (se presente).
Mettetevi come siete più comodi, con la changing sul tavolo o in grembo, come vi trovate meglio insomma.
Infilate le mani nella changing bag, controllate e sistemate il materiale a portata di mano.
Aprite la tank e avvicinatevi la spirale (che dovrebbe già essere nella posizione del formato del rullino che dovete usare).
Prendete il rullino: se è 35 mm dovrete “stapparlo” con il cavatappi, come se apriste una bottiglia di birra. Il rullino è dentro al contenitore. Sfilatelo.
Se è 120 o 220 sarà arrotolato nella carta. Srotolate il negativo e staccate lo scotch che lo unisce alla carta.
Mettete la carta da un lato e con lo scotch bloccatela (in modo che non dia noia).
Prendete la forbice.
Individuata una delle estremità del negativo, dovete tagliarne i due angoli in modo da smussarlo. Questo faciliterà il caricamento.

Posate la forbice e prendete la spirale.
Individuate le linguette di caricamento.
Infilate il negativo nelle linguette finchè non supera le sferette di metallo.
Ora, muovendo delicatamente la spirale avanti e indietro, fate arrotolare lentamente il negativo sulla spirale finchè non sarà del tutto “inghiottito”.

Se il negativo s’incastra non disperate e soprattutto non tirate con forza! Dovete aprire la spirale, rimuovere il rullino, rimontare la spirale e ripartire da capo. Il tutto senza vedere niente. Ve l’ho detto che è meglio far pratica sacrificando un rullino 🙂
Se tutto è andato bene, infilate la spirale nel supporto (di solito un tubicino), poi nella tank e chiudete con il tappo a tenuta di luce (quello ad imbuto).
Il gioco è fatto. Potete aprire la changing bag.
Gettate la carta del rullino o il suo involucro e riponete il vostro materiale.
La tank, anche se a tenuta luce, va riposta al buio se non sviluppate subito.

Allenatevi molto.

Un video molto utile sul tema

Il medio formato, amico del fotografo evoluto

12 marzo 2012 Lascia un commento

Il medio formato, questo quasi sconosciuto.
Eppure è il formato che, al costo di un leggero aumento di peso, unisce la portabilità del 35 mm alla qualità di negativi molto grandi, quindi con altissima definizione e qualità.
I più diffusi sono il 6×4,5, due volte e mezzo l’area del 35mm classico e il 6×7, addirittura 4 volte la superficie di un rullino normale.
Il 6×6 (che personalmente utilizzo ed adoro) è meno utilizzato (il quadrato fa paura) e costringe a pensare alla fotografia in modo molto diverso da quanto siamo abituati a fare normalmente. La TV, il cinema, lo schermo del PC, il tablet, il cellulare, anche il forno a microonde sono in un formato rettangolare.
Il 6×9 è per estremisti del panorama. Quasi introvabile a prezzi umani, è dedicato pressochè solo alla fotografia di architettura.
Perchè dico che il medio formato è amico del fotografo evoluto?
Perchè le macchine sono semplici da utilizzare, se non più semplici delle 35mm
Perchè la qualità del negativo è altissima, la facilità e qualità di scansione altrettanto.
Perchè il costo è tutto sommato contenuto. Una Nikon FE2 in buono stato costa come o più di una Yashicamat 124G (6×6).
Perchè il costo operativo è molto simile a quello di una 35mm. Lo sviluppo è identico, solo i rullini costano di più (tra i 2€ e i 3,5€).

Sviluppare a casa – parte 2: preparare i prodotti chimici

12 marzo 2012 5 commenti

Bene, casa vostra è pronta, il parentado informato, avete una mezz’oretta da dedicare alla seconda fase: siete pronti per preparare i chimici di sviluppo.
Come al solito, una breve checklist, passo per passo.
Preparativi comuni:

  • procuratevi una caraffa da almeno un litro. La caraffa deve essere graduata
  • procuratevi una siringa da pasticcere graduata in ml
  • procuratevi un termometro ad alcool (ci sono fino a 35C° o 60C°)
  • procuratevi una paletta per mescolare i chimici o cucchiaione
  • procuratevi 3 bottiglie a fisarmonica di plastica o di vetro
  • tenete a portata di mano un imbutino
  • scotch di carta (quello da imbianchino, per poterci scrivere sopra)
  • pennarello
  • strofinaccio
  • acqua corrente (meglio sarebbe acqua distillata)

Sviluppo liquido: si tratta essenzialmente di diluire il chimico di sviluppo con l’acqua. A seconda della pellicola e del prodotto la diluizione sarà diversa. Usate l’app dedicata o il sito Massive Dev Chart per avere il dato corretto.
La diluizione si fa in questo modo: se viene indicato 1:14 significa che un litro è composto da 15 parti: 1 parte di prodotto chimico e 14 parti di acqua. Se proprio la matematica non è vostra amica, dovete fare 1000/15 in modo da capire quanto vale un’unità, che corrisponde alla dose di chimico da utilizzare. In questo caso fa 66,66ml di chimico di sviluppo. La restante parte (1000 – 66,66 = 933,3) sarà acqua.
Nella caraffa graduata versate quindi 933,3ml di acqua (aggiustatela con la siringa da pasticcere) e poi rabboccate con lo sviluppo fino a raggiungere i 1000ml.
Ovviamente, cambiando il rapporto di diluizione, le quantità variano, ma mi fido di voi e della vostra calcolatrice 🙂
Con la paletta mescolate per una decina di secondi. Quando si ferma versate lentamente nella sua bottiglia. Premete la bottiglia in modo che rimanga meno aria possibile all’interno e sotto il tappo, e chiudete.
Consiglio personale, attaccateci un pezzo di scotch e scrivete che cos’è, la diluizione e la data, ad esempio: ILFOSOL 1:9 10/03/2012. Il rischio di far pasticci diminuisce ed avrete un’idea di quando è da buttare.

Sviluppo in polvere: sono la versione meno evoluta, ma più conservabile ed economica, degli sviluppi liquidi. Bisogna seguire attentamente le istruzioni fornite dal produttore. Anche qui si tratterà di prendere una certa dose di acqua (normalmente a 35C° o 40C°) e mescolarla con il prodotto.
Sono molto diffusi i chimici suddivisi in due componenti. Prima si diluisce la prima, poi si diluisce la seconda parte.
Niente di nuovo sotto il sole, se avete capito li giochetto delle diluizioni siete a cavallo.
Un consiglio: attenzione ai prodotti in polvere! E’ molto facile che la polvere si alzi e inalarli è semplicissimo. State molto molto attenti a maneggiarli.

— Ora che avete preparato lo sviluppo, lavate l’imbuto, la caraffa, la paletta e la siringa da pasticcere, in modo da non contaminare lo Stop —

Stop: che ve lo dico a fare! Si diluisce. Esattamente come per lo sviluppo. Attenzione alle ditina che lo stop è acido.
Con la paletta mescolate per una decina di secondi. Quando si ferma versate lentamente nella sua bottiglia. Premete la bottiglia in modo che rimanga meno aria possibile all’interno e sotto il tappo, e chiudete. Etichettate come per lo sviluppo e passate al Fix.

— Ora che avete preparato lo Stop, lavate l’imbuto, la caraffa, la paletta e la siringa da pasticcere, in modo da non contaminare il Fix —

Fix: lo sapete già? Esatto. Si diluisce, si mescola e si versa nella sua bella bottiglia. Etichettate per sicurezza.
Lavate tutto il materiale, asciugatelo con lo strofinaccio e riponetelo in un posto sicuro e non accessibile ai bambini (o a gente che si vuol fare una limonata nella caraffa dove voi avete mescolato i chimici).

Ora siete pronti per sviluppare oppure mettere a “riposare” i chimici mentre scattate le foto o preparate la tank.

Sviluppare a casa – parte 1: assesment della situazione e logistica

9 marzo 2012 2 commenti

Vi propongo una breve checklist per capire se la situazione e la logistica vi permettono di sviluppare a casa.

  • avvertire moglie/marito/compagna-o/fidanzata-o/coinquilini che state per occupare un locale et utilizzare materiali leggermente nocivi
  • verificare disponibilità di un locale, possibilmente il bagno, con superficie di appoggio sufficiente per 3 bottiglie, un paio di caraffe e tank
  • verificare disponibilità di un locale con acqua corrente e possibilità di scarico acque di lavaggio (senza inquinare posti dove passa del cibo, ad esempio il lavello della cucina sarebbe meglio non utilizzarlo)
  • verificare disponibilità di un locale e di una scatola dove riporre tutto il materiale prima e dopo l’utilizzo. Se avete bambini per casa è molto importante che non siano assolutamente raggiungibili
  • verificare se avete tutto il materiale a disposizione e nelle giuste condizioni
  • avere un timer o un’app specializzata a portata di mano
  • avere raccolto tutte le informazioni sulla pellicola e tipo di sviluppo per pianificare correttamente i tempi di sviluppo
  • avere a disposizione un frigorifero, nel caso in cui i chimici siano a temperature non ideali per l’utilizzo
  • avere a disposizione un locale (o armadio) dove riporre il negativo sviluppato per l’asciugatura
  • avere a disposizione dei raccoglitori in acetato per l’archiviazione
  • spegnere il telefono per mezz’ora a sviluppo, in modo da essere concentrati sull’attività. Le distrazioni che portano via i tempi sono dannose per lo sviluppo

Se a tutti i punti avete risposto “celo” siete pronti per iniziare a sviluppare!

Mi raccomando, non sottovalutate questa fase, soprattutto il primo punto. E’ quello più difficile da  gestire 🙂

Quale pellicola usava Henry Cartier Bresson?

8 marzo 2012 Lascia un commento

Altra ricerca che mi ha incuriosito è relativa a quale pellicola usava il pioniere e maestro della street photograpy.
Ho spulciato diversi siti e forum e ovviamente ognuno fornisce una versione diversa. Chi dice Ilford, chi dice Kodak XX (la nonna della Tri-X), chi dice quello che trovava a portata di mano.
Per come era metodico (nel senso di tecnica, non di soggetti) credo che oggi riderebbe di questa curiosità. E’ molto probabile che utilizzasse sempre la stessa pellicola e ISO (fino a metà anni 30 le più veloci erano le 200), per garantirsi la massima riproducibilità dei risultati e semplicità di scatto.
Ricordarsi il tipo di pellicola e ISO era ed è solo una perdita di tempo, tempo che era cruciale per le sue fotografie.
Oggi con il digitale in teoria è tutto più facilitato con gli ISO automatici e le sensibilità che si possono raggiungere senza interferire troppo con la qualità dell’immagine.
E pure le pellicole di cui disponiamo oggi sono molto più flessibili rispetto a quelle che aveva a disposizione HCB.

Ma il metodo di Bresson deve farci riflettere: diventare un tutt’uno con la pellicola e la macchina fotografica, che man mano diventano un’estensione di me stesso per scattare istintivamente, senza mettersi a pensare troppo al tecnicismo ma concentrandosi solo sulla composizione e sul soggetto.

Tecnica: lo sviluppo di rullini per il super 8 e il 16mm

6 marzo 2012 Lascia un commento

Non sono espertissimo in questo campo, ma visto che è abbastanza ricercato come argomento, mi sono informato un po’.
A parte il Lomokino e pochissime altre videocamere che possono usare il rullino classico 35 mm e il relativo sviluppo “standard”, il 99% delle cineprese utilizza pellicole specializzate.
Lo sviluppo di queste pellicole non è il classico con 3 step (sviluppo – stop – fix) ma segue un processo più complicato, perchè il negativo deve essere invertito, sebbene sia sempre fattibile a casa.
Il costo di far sviluppare in bianco e nero le bobine mi sembra un po’ altino (10-15€ a bobina). Per il colore i costi aumentano moltissimo perchè è tutto inviato ai pochi laboratori in Inghilterra, Olanda o Germania.
Qua potete farvi un’idea dei costi e tempi.

E’ molto importante capire il tipo di pellicola si sta usando e quale tipo di sviluppo la casa produttrice consiglia.
In rete ho trovato una descrizione step by step per la KODAK PLUS-X Reversal Film 7265 e la TRI-X Reversal Film 7266, consigliata da Kodak.

  • KODAK B&W Reversal First Developer and Replenisher (D-94A) 60 sec.
  • wash with water 30 sec.
  • KODAK B&W Reversal Bleach and Replenisher (R-10) 60 sec.
  • wash with water 30 sec.
  • Clearing Bath 30 sec.
  • wash with water 30 sec.
  • re-exposure (500W at 3 feet) 1 min.
    NOW YOU CAN WORK IN DAYLIGHT ->
  • Second Developer
    KODAK B&W Reversal Developer and Replenisher (D-95) 30 sec.
  • wash with water 30 sec.
  • fixer 30 sec.
  • final wash with water 3 min.

Proprio nella seconda esposizione e ri-sviluppo sta l’inversione che non si trova nella versione classica.
Altra piccola differenza sono la tank di sviluppo e la spirale, che ovviamente devono essere compatibili con il formato della pellicola.
Spero di avervi dato qualche elemento in più.
Buono sviluppo!

Qualità Hasselblad: un buon motivo per tornare all’analogico?

6 marzo 2012 2 commenti

E’ troppo divertente inseguire le search sul blog, alla fine è come rispondere dopo alcuni giorni a domande che nemmeno ti sono state fatte direttamente.

Per tornare sul tema: Hasselblad per l’analogico. Un connubio vincente?
Sì, sicuramente. Le Hassy sono rinomate per la qualità e robustezza di costruzione, per numero e qualità degli obiettivi, per il numero di accessori e di combinazioni disponibili. Sono anche rinomate per il loro costo sopra lo standard e per il non essere molto ergonomiche (ma fanno benissimo il loro lavoro).
Premettendo che sono medio-formato quindi la resa è eccezionale, per chi si avvicina al mondo della pellicola costituiscono forse uno scoglio economico.
Un kit base (con una lente) in buono stato viaggia tra i 500€ e gli 800€.
Con questi soldi (i 500€ intendo) potete acquistare:

  • una Yashicamat 124G (massimo 200€ se fosse nuova)
  • il kit completo di sviluppo (sui 120€)
  • un ingranditore per medio formato con lente (da 80€ a 150€ cercando bene)

e con i restanti 30€ offrire una pizza alla fidanzata.

Non sto rinnegando le Hasselblad, solo fatevi bene i conti di quanto volete spendere per iniziare nel mondo analogico.
Se invece state facendo il passaggio da 35mm a medio formato, la Hassy è di sicuro un ottimo investimento (difficilmente perde prezzo), un ottimo strumento per espandere ed esprimere la propria creatività.

Lenti opacizzate: come controllarle

5 marzo 2012 1 commento

Vedo dalle searches fatte sul blog che questo tema torna spesso.
Avevo scritto su come controllare gli obiettivi prima di acquistarli ma forse un approfondimento è necessario.
Riprendendo quanto scrissi:

devono essere pulite, senza aloni colorati, senza graffi evidenti,[…]
Le lenti frontali spesso sono composte da più “strati” di lenti incollate tra di loro con chimici speciali. Controllate quindi che non siano scollate o siano presenti bollicine d’aria.
Le lenti interne sono difficilmente controllabili ma con una torcia anche piccola è possibile illuminare l’interno dell’obiettivo per vedere se ci sono problemi.
Lenti molto vecchie o tenute male possono presentarsi opache perchè con il tempo le protezioni antiriflesso sono state tolte per pulizie negligenti o, peggio, sono cresciuti funghi all’internoGli
Lenti opache sono difficili da recuperare.

Gli obiettivi, e le lenti che ne sono il cuore, sono oggetti di alta precisione quindi da trattare con la massima cura.
La loro fabbricazione, più si va indietro nel tempo, era frutto del top dell’ingegneria disponibile.
La loro manutenzione dovrebbe quindi essere prioritaria, più del corpo macchina stessa.
Le lenti si opacizzano perchè:

  • sono in partenza fatte male o con materiali scadenti
  • sono in realtà ben contrastate e pulite ma sono talmente vecchie che il nostro standard di qualità attuale ci fa pensare che siano rovinate. Non cadete in questo tranello mentale. Documentatevi sull’età della lente perchè un obiettivo dei primi del 900 non sarà mai cristallino e brillante come quello appena uscito da una fabbrica di Taiwan
  • sono state pulite male
  • sono state pulite talmente male che sono stati tolti gli strati antiriflesso esterni. Questo succede più spesso di quanto si creda. Le lenti precedenti gli anni novanta avevano spesso degli strati antiriflesso che a causa di pulizia maldestra cominciavano a screpolarsi. Quando il proprietario si trovava a rivendere l’obiettivo, il graffietto o la screpolatura facevano crollare il prezzo, quindi preferiva grattare via tutto lo strato in modo da vendere un obiettivo bello brillante, peccato che gli mancava un pezzo importante
  • ci sono delle scollature o mini scollature tra i vari strati della lente
  • sono presenti dei funghi. Si vedono benissimo qui
  • sono sporche di olio o grasso, di solito del diaframma. Succede perchè sono state assemblate male (c’è ad esempio un obiettivo Nikon in particolare che è nato male) oppure manutenute altrettanto male. Infine potrebbe essere dovuto a cadute della lente.

Come verificare quindi la pulizia e nitidezza delle lenti? Con una torcia, magari di quelleba led con luce molto polarizzata, dovete illuminare le lenti e controllare minuziosamente che ci siano o meno aloni, funghi, macchie, bollicine e polvere. Non illuminate solo perpendicolarmente al piano della lente frontale, ma cambiate anche l’angolazione.
Cosa si può fare? Se si tratta della parte esterna delle lenti esterne allora avete qualche chances di salvarle. Wetting agent alla mano (è una soluzione a base di saponi specifici che si trova nei negozi di fotografia, forse anche dagli oculisti) bisognerà lavare le lenti con un panno di microfibra, partendo dal centro e andando verso l’esterno, come a disegnare delle fette. Se non vi sentite tranquilli le portate da qualche riparatore che non dovrebbe abusare troppo del vostro portafogli.
Se sono le lenti interne quelle opache, beh, preparatevi a mettere mano al portafogli. I costi spesso superano quelli dell’obiettivo stesso. Ripararle da soli è fuori discussione.

Sintesi del discorso: finchè si tratta delle lenti esterne uno può cavarsela. Se sono quelle interne si dovranno affrontare costi anche ingenti.
Ma vale la pena fare un’ultima riflessione: a seconda del formato della macchina, imperfezioni, graffi e opacità hanno un peso diverso. Più il formato è grande, meno importanza relativa ha una lente perfetta. Un granello di polvere su una lente per 35 mm può essere trasposta su negativo. Su medio formato è già invisibile. Così una lente per il grande formato che è leggermente graffiata, non influirà quasi per niente sulla qualità del negativo.

Un po’ di termini di ricerca

27 febbraio 2012 Lascia un commento

Condivido con voi l’ultimo mese di ricerche fatte su google che hanno portato al sito.
Alcune sono interessanti, altre non le capisco.
Beh son contento che molti contenuti sono trattati, altri solo di striscio. Fate pure domande dirette passando dai commenti, non abbiate timore.

Sviluppare rullini è pericoloso per la salute?

8 febbraio 2012 4 commenti

Se fatto per benino no.
Il problema si pone quando non si conosce cosa si sta maneggiando o lo si fa con superficialità.
I prodotti chimici per sviluppo, stop e fix sono pericolosi. Sono basi, acidi e altre amenità che non vi sto a spiegare (perchè non le capisco nemmeno io).
Certo, sono in soluzioni estremamente diluite ma con un uso intensivo possono essere pericolose per la salute.
Partiamo dal principio.
Lo sviluppo è basico, per intenderci quindi come la soda. Nei dosaggi utilizzati per lo sviluppo dei rullini non produce un danno istantaneo alla pelle ma sul lungo periodo la sensibilizza. Ovviamente sulle mucose il danno è più rapido, quindi attenzione a non schizzarvelo in bocca o negli occhi. A seconda del tipo di chimico ci sono più o meno altri rischi. Alcuni sviluppi (es Rodinal) hanno componenti con una certa cancerosità latente, non dimostrata sugli esseri umani.
Lo stop è un acido leggero, di solito acido acetico più un reagente chimico colorato per indicare il suo degrado. Vale come per lo sviluppo: evitate di tirarvelo addosso.
Il fix è forse il più infido, evitate di toccarlo e basta. E’ un prodotto tossico e con rischi di cancerogenità molto bassa. Ogni prodotto però è un mondo a se.

Alcuni consigli:

  • conservate i prodotti in luoghi non raggiungibili dai bambini e/o persone curiose che non sanno cos’è
  • se possibile utilizzate guanti di lattice quando sviluppate/preparate i chimici
  • tenete areata la zona in cui effettuate lo sviluppo: i vapori dei chimici non vanno a nozze con i vostri polmoni
  • state molto attenti agli schizzi di ritorno della tank (che quando la riempite spesso fa un “ruttino” gorgogliante con un po’ di gocce di chimico)
  • leggetevi bene il foglietto delle indicazioni presente sulle boccette dei chimici quando le comprate; è palloso ma molto ricco di informazioni
  • se sapete già di essere pasticcioni, procuratevi anche un paio di occhialini da chimico, in modo che eventuali schizzi non vi arrivino negli occhi

Non vorrei banalizzare, ma se siete in grado di lavare i pavimenti con la candeggina senza tirarvela addosso o ingerirla, dovreste essere in grado di non farvi del male con lo sviluppo.